Numeri 22, 21-35

Il passo biblico per la nostra predica di oggi ci porta indietro nella storia d’Israele; ci conduce a un episodio del periodo in cui il popolo faceva il suo cammino verso la Terra Promessa, attraversando la terra dei Moabiti.

Lì viveva Balaam, una specie di profeta non israelita; in ogni caso, era uomo di grande sensibilità e autorità spirituali. Evidentemente, aveva anche una certa sensibilità per l’unico Dio del popolo d’Israele.

E veniva preso molto sul serio dal re dei Moabiti, che lo prese al suo servizio.

Questo re dei Moabiti, evidentemente, aveva una tale paura degli israeliti che attraversavano il suo territorio, da volere che Balaam li maledicesse in modo efficace. Il Dio d’Israele, naturalmente, era contrario alla maledizione del suo popolo e decide di ostacolare Balaam. Come lo trattenne, vogliamo ascoltarlo grazie al passo tratto dal libro dei Numeri:

 

21 Balaam quindi si alzò la mattina, sellò la sua asina e andò con i prìncipi di Moab.
22 Ma l’ira di Dio si accese perché egli era andato; e l’angelo del SIGNORE si mise sulla strada per ostacolarlo. Balaam cavalcava la sua asina e aveva con sé due servi. 23 L’asina vide l’angelo del SIGNORE che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, svoltò e prese la via dei campi. Balaam percosse l’asina per rimetterla sulla strada. 24 Allora l’angelo del SIGNORE si fermò in un sentiero incavato che passava tra le vigne e aveva un muro di qua e un muro di là. 25 L’asina vide l’angelo del SIGNORE; si strinse al muro e schiacciò il piede di Balaam contro il muro; e Balaam la percosse di nuovo. 26 L’angelo del SIGNORE passò di nuovo oltre, e si fermò in un luogo stretto dove non c’era modo di voltarsi né a destra né a sinistra. 27 L’asina vide l’angelo del SIGNORE e si sdraiò sotto Balaam; l’ira di Balaam si accese ed egli percosse l’asina con un bastone.
28 Allora il SIGNORE aprì la bocca dell’asina, che disse a Balaam: «Che cosa ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?» 29 Balaam rispose all’asina: «Perché ti sei fatta beffe di me. Ah, se avessi una spada in mano, ti ammazzerei all’istante!» 30 L’asina disse a Balaam: «Non sono forse la tua asina che hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse solita farti così?» Ed egli rispose: «No».
31 Allora il SIGNORE aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l’angelo del SIGNORE che stava sulla strada, con la sua spada sguainata. Balaam s’inchinò e si prostrò con la faccia a terra. 32 L’angelo del SIGNORE gli disse: «Perché hai percosso già tre volte la tua asina? Ecco, io sono uscito per fermarti, perché la via che percorri è contraria al mio volere. 33 L’asina mi ha visto e per tre volte ha deviato davanti a me. Se non avesse deviato davanti a me, io ti avrei ucciso all’istante, ma lei l’avrei lasciata in vita!» 34 Allora Balaam disse all’angelo del SIGNORE: «Io ho peccato perché non sapevo che tu ti fossi messo contro di me sulla strada; e ora, se questo ti dispiace, io me ne ritornerò». 35 L’angelo del SIGNORE disse a Balaam: «Va’ pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò». E Balaam andò con i prìncipi di Balac.

 

Cara Comunità,

ciò che apprendiamo da questa storia antichissima non riguarda solo gli angeli, ma riguarda anzitutto gli animali.

Perché la vera eroina di questa storia è l’asina di Balaam.

Non dovremmo affrettarci a rubricare come favola il racconto con l’asina parlante, ma dovremmo prendere sul serio la sua sapienza.

Il personaggio dell’uomo di Dio chiamato Balaam è attestato anche fuori dalla Bibbia da testimonianze archeologiche. Si tratta, dunque, di qualcosa di più di una favola edificante.

Balaam è in cammino su una strada sbagliata. Non se ne accorge.

L’angelo del Signore gli si mette sulla strada. Ma non se ne accorge.

L’asina se ne accorge.

Gli animali hanno, spesso, una sensibilità più spiccata di quella umana. Gli animali possono percepire fenomeni e atmosfere di cui noi non abbiamo alcun sentore.

Avrete tutti sentito raccontare di animali diventati inquieti già ben prima che si avvertisse un terremoto.

Sapete che i cani ringhiano ben prima che noi vediamo avvicinarci i malviventi; che i cani possono seguire tracce e odorare cose che per noi non sono percettibili.

La storia di Balaam è il monumento biblico alla sensibilità acuta degli animali. Ora, non è che da adesso in poi nella predica si descriverà e ammirerà il mondo animale. Potete farlo meglio voi, consultando libri e guardando film.

Ma ciò che deve comparire nella predica è l’appello all’umiltà e alla modestia da parte umana riguardo agli animali!

Noi ci consideriamo quelli che possono percepire tutto, misurare tutto e registrare tutto, sapere e giudicare tutto. Dimentichiamo che le altre creature, forse, percepiscono cose che ci restano precluse. Dimentichiamo che l’essere umano sa molte cose, ma non tutto.

L’impaziente Balaam, che non capisce perché la sua asina, per tre volte, ostacoli il viaggio; non pensa che possa percepire qualcosa e, nella sua impazienza, la colpisce tre volte.

Con ciò, questo Balaam, senza dubbio prudente e stimato, è immagine di noi esseri umani che, evidentemente, sappiamo tutto, e che ascoltiamo gli altri così malvolentieri – e che non ascoltiamo affatto le altre creature! Noi siamo l’homo sapiens, l’unico essere sapiente; l’intelligenza degli altri esseri non è presa in considerazione.

E qui interviene Dio, dicendo:

Perché percuoti la bestia? Non hai pensato nemmeno per un istante che la tua bestia potesse percepire qualcosa che è ignoto a te?

Per la dottrina ebraica, questo passo è diventato il punto di partenza per combattere i maltrattamenti degli animali.

 

La storia di Balaam, dell’asina e dell’angelo non deve renderci dediti all’esoterismo e fare di noi gente che si lascia alle spalle la ragione umana; ma vuole ricordarci che ci sono più cose di quelle che noi esseri umani vediamo con i nostri occhi e che possiamo comprendere con il nostro discernimento.

Balaam non era sciocco. Ma non sapeva tutto.

L’umanità del XXI secolo è molto progredita, sul piano tecnologico. Ma nemmeno essa sa tutto.

Ci sono dinamiche e potenze che i nostri occhi non vedono. Ce lo mostrano già gli animali.

Ci sono dinamiche e potenze, tra cielo e terra, che noi, nonostante tutte le nostre conquiste scientifiche, non possiamo dirigere.

E perciò è bene che noi, “meravigliosamente protetti da forze buone”, camminiamo attraverso la vita come ha scritto Bonhoeffer e come intende l’angelo.

 

Se, oggi, chiedessimo alla gente quale sia il compito dell’angelo, la risposta più frequente sarebbe:

Proteggere gli esseri umani.

Questa è l’azione che la maggior parte delle persone desidera, da parte degli angeli; e talvolta lo desiderano anche persone che non credono affatto in Dio. Ma desiderano gli angeli, come protettori invisibili. Parliamo di angeli custodi personali. E tra i versetti battesimali ce n’è uno, tratto dal salmo 91, che è di gran lunga il più amato:

“Il Signore comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie.”

E noi, a ragione, cantiamo: “Da forze buone avvolto e sostenuto”.

Gli angeli ci circondano con la protezione di Dio.

 

Ma noi teologi saremmo veloci a nominare un altro compito degli angeli, che è già chiaro nella definizione ebraica e greca di angelo: “malach” e “aggelos” significano “messaggero”. Il compito fondamentale degli angeli è quello di trasmettere messaggi. Il compito preminente degli angeli è dire agli esseri umani cose che non possono sapere da soli.

Non per caso, gli angeli compaiono nei passi più importanti della Bibbia:

nei campi di Betlemme dicono ai pastori: “Ecco, vi annuncio una grande gioia: oggi è nato il Salvatore.”

Al sepolcro vuoto di Gesù, dicono alle donne: “Non è qui; è risorto.”

Gli angeli ci comunicano verità cui non giungeremmo da soli. Gli angeli ci dicono che cosa sia la verità divina. Gli angeli spiegano quel che noi non comprendiamo o che interpreteremmo in modo affatto superficiale.

Sappiamo anche che gli angeli lodano Dio. Intorno a Dio, regna il canto di lode permanente. Ciò che noi esseri umani facciamo talvolta, ma non sempre e non sempre di cuore, gli angeli lo fanno in permanenza.

“Tutti gli angeli che ti servono ti cantano senza pausa ‘santo, santo, santo’.”

 

Gli angeli lottano per Dio, anche. Lottano contro le potenze malvagie che si oppongono a Dio. Nella prima lettura, abbiamo sentito raccontare di come l’arcangelo Michele lotti per Dio; pertanto, viene raffigurato con la spada.

 

Oltre a tutte queste funzioni angeliche, oggi però veniamo a sapere di un ulteriore compito degli angeli.

Gli angeli ci frenano, ci trattengono.

Gli angeli ci si mettono sulla strada, ostacolandoci.

Balaam voleva andare con l’asina dal re dei Moabiti. Era sulla via sbagliata.

E l’angelo del Signore gli si mette sulla strada.

All’inizio, è invisibile a Balaam ed è percepito solo dall’asina; ma poi gli è chiaro che

l’angelo del Signore stava sulla strada con in mano una spada sguainata.

Gli angeli possono trattenerci, se pensiamo di essere sulla giusta via.

Credo che questa funzione degli angeli non ci piaccia granché.

Preferiremmo angeli che camminino con noi qualunque cosa facciamo. Ma sarebbero potenze senza carattere!

Ma talvolta dobbiamo venire frenati. Talvolta, qualcuno deve aprirci gli occhi.

In molti casi, ci è chiaro questo:

un bambino che voglia correre in strada va trattenuto. Il giovane che vuole assumere droghe va fermato.

Sì, talvolta dobbiamo venire frenati.

E, per fortuna, Dio lo fa con i suoi angeli.

Anche nel nostro delirio, nella fede di agire giustamente:

quando Abraamo volle sacrificare suo figlio Isacco, venne fermato da un angelo!

Sì, venire frenati salva la nostra vita.

E non possiamo sapere quanto spesso, nella nostra vita, senza che ce ne rendessimo conto, già siamo stati fermati, ostacolati o frenati, impediti a fare qualcosa cui non saremmo sopravvissuti o che avremmo avuto rimorso di aver fatto.

 

Restiamo attenti ai segnali sottili. L’opera invisibile degli angeli; la sensibilità acuta degli animali e la Parola di Dio, in cui è compreso tutto ciò che è invisibile, particolare e misterioso.

 

Balaam era un essere umano avveduto. Ciò non gli ha impedito di decidere in modo sbagliato. Ma si è lasciato impartire la lezione.

Ha imparato la sua lezione: come trattare il suo animale; come essere convito della propria via.

E ci ha lasciato una lezione meravigliosa, quando, più in là, così profetizzò:

“Un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro si eleva da Israele” (Num 24,17).

Sì, questa stella sorse su Betlemme. E alla greppia di questo Bambino si radunarono anche gli angeli, esercitando tutte le loro funzioni:

lodarono Dio; annunciarono la sua verità; trattennero Erode; protessero il Bambino.

Qui, vicino a Gesù, tutto si raduna. Gli angeli con tutti i loro compiti; gli animali e gli esseri umani con tutte le loro preoccupazioni, errori e punti di forza.

E qui, vicino a Gesù, sono di sicuro sulla giusta via.

Amen.

S. Michele Arcangelo – Pastore Dr. Jonas