Luca 21, 25-33
25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde. 26 Gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo, poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. 27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria. 28 Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina». 29 Disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutti gli alberi; 30 quando cominciano a germogliare, voi, guardando, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina. 31 Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32 In verità vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. 33 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Cara Comunità della II Domenica d’Avvento,
ogni giorno si riversa su di noi un’immensa quantità d’immagini.
Ogni giorno, da fuori ci vengono tantissime immagini, informazioni e opinioni, che non riusciamo a padroneggiare.
Si dice che l’Avvento sia un periodo di raccoglimento; ma non è che per questo, adesso, ci si riversino addosso meno immagini e messaggi; anzi, probabilmente sono anche di più, nelle nostre città superdecorate.
E anche Gesù, oggi, parla di segni. Abbiamo sentito queste parole: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni». E ancora: «Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare».
Segni su segni! Informazioni su informazioni! Talvolta mi piacerebbe proteggermi con un argine da quest’alluvione di segni, immagini e video. Ma non è così semplice. La curiosità mi fa guardare il cellulare a intervalli regolari. Il telegiornale della sera e il giornale del mattino non posso farmeli sfuggire. E talune informazioni le ricevo dagli altri per forza, che lo voglia o no.
Non possiamo difenderci dai segni che agiscono su di noi. Dobbiamo anche badare ai segnali che ci inviano gli altri, perché siamo esseri creativi.
Ma c’è una cosa che possiamo fare. Ed è questo che Gesù, oggi, vuole insegnarci:
imparate a selezionare i segni. Imparate a trattare i segni! Imparate a classificare i segni correttamente!
Perché non ogni segno che ci appare è della stessa importanza degli altri; e non ogni informazione che si riversa su di noi ci fa bene.
Ci sono diversi generi di segni. È questo che oggi desidero chiarire.
I
Gesù, all’inizio, parla del Sole e della Luna e delle stelle. Sono simboli cosmici. Sono fenomeni celesti, che attirano l’attenzione; ci sono irregolarità che gli esseri umani non riescono a spiegarsi e che ci rendono insicuri. Pertanto, in terra le nazioni saranno angosciate, come dice Gesù. Sì, sono manifestazioni che l’essere umano non può controllare.
Eclissi solari, comete, lune rosse: tutte queste cose, noi umani le abbiamo sempre viste come segni che indicano l’aldilà. E anche se le scienze naturali, oggi, possono chiarire e prevedere molte cose, esse restano fenomeni naturali imprevedibili, disastrosi., che recano con sé paura, terrore e distruzione: tsunami e tifoni, piogge torrenziali ed eruzioni vulcaniche.
Ed oggi è proprio come ai tempi di Gesù:
gli esseri umani saranno impauriti e angosciati e “verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo, poiché le potenze dei cieli saranno scrollate”.
Esistono, questi segni soprannaturali che noi non controlliamo. Segni che, bene o male, ci fanno capire che in terra non c’è alcuna sicurezza assoluta e che a questo pianeta è data una fine, un giorno.
Segni di siffatto genere sono rari da noi, grazie a Dio, e quindi nella vita quotidiana pensiamo alla piccola vita intorno a noi, piuttosto che alla fine del nostro pianeta, quale che sia.
II
Ma poi Gesù parla di segni usualissimi, che non provocano alcuna paura né terrore, ma che generano, piuttosto, un senso di sicurezza preveggente.
«Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare, voi, guardando, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina».
Quando gli alberi mettono le foglie nuove, è primavera e poi viene l’estate: lo sappiamo per esperienza. Quando il fico mette foglie nuove, presto verrà il frutto e poi la speranza nel raccolto.
Noi tutti, consapevolmente o no, viviamo di tali segni naturali, perché danno stabilità alla nostra vita e la rendono pianificabile.
Quando, come ogni inverno, fuori fa freddo, accendiamo il riscaldamento.
Quando, come almeno una volta in ogni inverno, sentiamo fastidio in gola, sappiamo di covare un raffreddore e, magari, possiamo anche fare qualcosa per contrastarlo.
Quando i giorni si fanno di nuovo più lunghi e ci sono più ore di luce, sappiamo che l’inverno si sta lentamente allontanando.
Ci piacciono, questi segni, perché ci infondono sicurezza. In piena consapevolezza, muoviamo da questi segni, che rendono la nostra vita pianificabile e sicura.
III
E poi ci sono i segni di fattura umana. Non sono solo la Natura o la dimensione sovrumana a porre segni per noi, ma talvolta sono segni umanissimi, che poniamo a noi stessi e agli altri.
Il tempo dell’Avvento è in sé tempo di segni inscenati da noi stessi, che ci mettiamo davanti. Per così dire, mostriamo a noi stessi, in molteplici maniere, che Natale è vicino, appendendo stelle e accendendo candele. Sono bei segni, questi, di solito, ma sono anche segni limitati o addirittura privi d’importanza, se pensiamo alle catastrofi cosmiche o alle guerre nel mondo.
Quale differenza fa il numero delle corone dell’Avvento prodotte per il Bazar, se una cometa ci colpisce?
Quanto è privo d’importaza l’odore del vin brûlé, se un attentato scuote il mercatino di Natale?
I segni di produzione umana sono carini; ci fanno bene, anche, ma dovremmo anche vederli sempre per quel che sono: di produzione umana, e dunque transitori e limitati.
“I segni premonitori si moltiplicavano”, scrive Thomas Mann sull’Avvento a casa Buddenbrook.
I segni premonitori si moltiplicavano. E così, il piccolo Hanno, una mattina, oltre al calendario dell’Avvento e a un’immagine, appesa alla parete, di Ruprecht il Servo [di S. Nicola], trova dei lustrini luccicanti d’oro sulla coperta e sul tappetino accanto al letto. E poi “ogni anno, e ogni volta a sorpresa” Ruprecht il Servo arrivava e, dopo aver fatto recitare il Padre nostro al ragazzino balbettante, visto che era stato bravo gli lasciava dei dolci; e, come Thomas Mann aggiunge con una strizzatina d’occhi, lasciava pure tutto il sacco, dimenticato nella fretta dal barbiere dei Buddenbrook, che portava una barba incollata.
“I segni premonitori si moltiplicavano”. Thomas Mann attribuisce, a questi segni prenatalizi di fattura umana, a casa Buddenbrook, quasi il carattere cosmico delle nostre parole di Gesù; ma tali segni restano azioni umane, che possono affascinare un bambino, come il piccolo Hanno, ma che negli adulti provocano anche un sogghigno.
È così: sono segni di fattura umana, più o meno intuibili.
Ci sono anche in formato grande: come seduzione e disinformazione da parte di grandi potenti, che manipolano il loro popolo; come manipolazione e modo di guidare i consumatori; come trucchi per accontentare, in qualche modo, gli altri.
È così: sono segni di fattura umana.
Cara Comunità,
abbiamo già fatto molto se distinguiamo e classifichiamo i segni che si riversano in massa su di noi. Abbiamo già guadagnato molto, se riusciamo a guardare dentro segni che appaiono importanti ed enormi, smascherandoli. È questo che, oggi, Gesù ci invita a fare; e il tempo dell’Avvento è, in effetti, il periodo migliore per discernere i segni che si riversano su di noi.
Discernere e classificare, però, possiamo farlo solo se muoviamo dalle cose davvero importanti. E Gesù ci mette davanti agli occhi, oggi, anche questo.
Sopra a tutti i segni c’è lui! Sopra tutti i segni, cioè sopra i segni cosmici, i segni naturali e i segni di fattura umana c’è, in modo evidentissimo, lui!
Perfino sopra il caos cosmico, alla fine dei tempi, c’è lui. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria. Sopra ogni catastrofe cosmica pensabile, c’è Gesù.
E questa singolare autodefinizione di Gesù come “Figlio dell’Uomo” ha un senso profondo. È tratta dal profeta Daniele (7, 13), che, dopo aver visto ogni genere di apparizioni inquietanti e spaventose in terra, alla fine vede apparire in cielo un volto umano. Dopo paura e terrore, dopo la lontananza di Dio, dopo tutte le possibili domande aperte, alla fine appare uno dal volto umano, un Figlio dell’Uomo, che appare come te e me; uno in cui mi ritrovo; uno in cui appaiono la grazia e l’amore di Dio per l’umanità. Perciò è “Figlio dell’Uomo”. Tutto questo aleggia in questo appellativo antico, carico di significato.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria.
Per l’umanità, una tale situazione sarà, come è logico, paurosa e angosciosa. Ma la Parola di Gesù è chiara:
Quando ci sono ovunque panico e grida, allora guardate in alto e levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina.
Gesù è superiore ad ogni frattura possibile. Questo è il messaggio.
Gesù compare quando tutto va in frantumi: che sia il nostro pianeta o la tua vita; che sia il tuo progetto di vita o la tua salute.
Gesù non vuole seguaci paranoici, che, impauriti e terrorizzati, fissino lo sguardo ai segni celesti. Gesù non vuole pessimisti lamentosi, che fiutino ovunque la fine del mondo.
Gesù vuole seguaci lieti e sicuri e dalla schiena dritta, che guardino in avanti e in alto perché il meglio deve ancora venire.
Alzate lo sguardo e levate il capo perché la vostra liberazione si avvicina.
I cristiani devono essere immuni alla propaganda e alle manipolazioni umane.
I cristiani devono restare sereni di fronte agli eventi cosmici.
I cristiani devono perfino affrontare in modo lucido la propria caducità.”
Anche i processi biologici, che ci sono familiari e di cui siamo sicuri, arrivano alla fine.
Il fico, che mette foglie nuove ogni anno, un giorno non le metterà più.
Il mio corpo, che ogni mattina si alza dal letto, un giorno non si alzerà più.
La mia ragione, che serve a così tante cose, un giorno sarà meno limpida.
Gesù non esclude tutto questo. Dice:
Il cielo e la terra passeranno – e con essi tutto ciò che contengono.
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Il suo messaggiom è superiore a ogni caducità. La sua Parola supera tutti i segni che agiscono su di noi, che siano umani o spiegabili sul piano naturalistico o capaci di generare terrori apocalittici.
I segni sono suono e fumo. La Parola di Dio resta in eterno, perché esprime la verità, che esisteva da prima della nascita del mondo e che continuerà ad esistere ancora molto dopo la fine di questo mondo.
Quando questo mondo collassa, lui è qui. E quando il mio piccolo mondo, che mi sono costruito da me, va in frantumi, lui è qui.
Questo è lo sguardo al futuro che dobbiamo avere.
Questo è ciò che contraddistingue l’Avvento cristiano, più di tutte le candele, i calendari dell’Avvento e i S. Nicola.
Alzate lo sguardo e levate il capo perché la vostra liberazione si avvicina!
Esercitiamo questo orientamento dello sguardo, per non soccombere ai molti e luccicanti segni di questo mondo.
Non lasciamoci determinare dalla monotonia della quotidianità-
Guardiamo a lui!
Via dalle preoccupazioni finanziarie!
Via dall’angoscia della malattia!
Via dalla solitudine!
Via dalle preoccupazioni per la famiglia!
Via da quelli che, ogni giorno, mi vogliono spiegare il mondo.
Via dalla paura della morte!
Alzate lo sguardo e levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina!
La felicità di questo mondo e anche la miseria di questo mondo passeranno. Il Figlio dell’Uomo viene!
Amen.Luca 21, 25-33
25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde. 26 Gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo, poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. 27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria. 28 Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina». 29 Disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutti gli alberi; 30 quando cominciano a germogliare, voi, guardando, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina. 31 Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32 In verità vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. 33 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Cara Comunità della II Domenica d’Avvento,
ogni giorno si riversa su di noi un’immensa quantità d’immagini.
Ogni giorno, da fuori ci vengono tantissime immagini, informazioni e opinioni, che non riusciamo a padroneggiare.
Si dice che l’Avvento sia un periodo di raccoglimento; ma non è che per questo, adesso, ci si riversino addosso meno immagini e messaggi; anzi, probabilmente sono anche di più, nelle nostre città superdecorate.
E anche Gesù, oggi, parla di segni. Abbiamo sentito queste parole: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni». E ancora: «Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare».
Segni su segni! Informazioni su informazioni! Talvolta mi piacerebbe proteggermi con un argine da quest’alluvione di segni, immagini e video. Ma non è così semplice. La curiosità mi fa guardare il cellulare a intervalli regolari. Il telegiornale della sera e il giornale del mattino non posso farmeli sfuggire. E talune informazioni le ricevo dagli altri per forza, che lo voglia o no.
Non possiamo difenderci dai segni che agiscono su di noi. Dobbiamo anche badare ai segnali che ci inviano gli altri, perché siamo esseri creativi.
Ma c’è una cosa che possiamo fare. Ed è questo che Gesù, oggi, vuole insegnarci:
imparate a selezionare i segni. Imparate a trattare i segni! Imparate a classificare i segni correttamente!
Perché non ogni segno che ci appare è della stessa importanza degli altri; e non ogni informazione che si riversa su di noi ci fa bene.
Ci sono diversi generi di segni. È questo che oggi desidero chiarire.
I
Gesù, all’inizio, parla del Sole e della Luna e delle stelle. Sono simboli cosmici. Sono fenomeni celesti, che attirano l’attenzione; ci sono irregolarità che gli esseri umani non riescono a spiegarsi e che ci rendono insicuri. Pertanto, in terra le nazioni saranno angosciate, come dice Gesù. Sì, sono manifestazioni che l’essere umano non può controllare.
Eclissi solari, comete, lune rosse: tutte queste cose, noi umani le abbiamo sempre viste come segni che indicano l’aldilà. E anche se le scienze naturali, oggi, possono chiarire e prevedere molte cose, esse restano fenomeni naturali imprevedibili, disastrosi., che recano con sé paura, terrore e distruzione: tsunami e tifoni, piogge torrenziali ed eruzioni vulcaniche.
Ed oggi è proprio come ai tempi di Gesù:
gli esseri umani saranno impauriti e angosciati e “verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo, poiché le potenze dei cieli saranno scrollate”.
Esistono, questi segni soprannaturali che noi non controlliamo. Segni che, bene o male, ci fanno capire che in terra non c’è alcuna sicurezza assoluta e che a questo pianeta è data una fine, un giorno.
Segni di siffatto genere sono rari da noi, grazie a Dio, e quindi nella vita quotidiana pensiamo alla piccola vita intorno a noi, piuttosto che alla fine del nostro pianeta, quale che sia.
II
Ma poi Gesù parla di segni usualissimi, che non provocano alcuna paura né terrore, ma che generano, piuttosto, un senso di sicurezza preveggente.
«Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare, voi, guardando, riconoscete da voi stessi che l’estate è ormai vicina».
Quando gli alberi mettono le foglie nuove, è primavera e poi viene l’estate: lo sappiamo per esperienza. Quando il fico mette foglie nuove, presto verrà il frutto e poi la speranza nel raccolto.
Noi tutti, consapevolmente o no, viviamo di tali segni naturali, perché danno stabilità alla nostra vita e la rendono pianificabile.
Quando, come ogni inverno, fuori fa freddo, accendiamo il riscaldamento.
Quando, come almeno una volta in ogni inverno, sentiamo fastidio in gola, sappiamo di covare un raffreddore e, magari, possiamo anche fare qualcosa per contrastarlo.
Quando i giorni si fanno di nuovo più lunghi e ci sono più ore di luce, sappiamo che l’inverno si sta lentamente allontanando.
Ci piacciono, questi segni, perché ci infondono sicurezza. In piena consapevolezza, muoviamo da questi segni, che rendono la nostra vita pianificabile e sicura.
III
E poi ci sono i segni di fattura umana. Non sono solo la Natura o la dimensione sovrumana a porre segni per noi, ma talvolta sono segni umanissimi, che poniamo a noi stessi e agli altri.
Il tempo dell’Avvento è in sé tempo di segni inscenati da noi stessi, che ci mettiamo davanti. Per così dire, mostriamo a noi stessi, in molteplici maniere, che Natale è vicino, appendendo stelle e accendendo candele. Sono bei segni, questi, di solito, ma sono anche segni limitati o addirittura privi d’importanza, se pensiamo alle catastrofi cosmiche o alle guerre nel mondo.
Quale differenza fa il numero delle corone dell’Avvento prodotte per il Bazar, se una cometa ci colpisce?
Quanto è privo d’importaza l’odore del vin brûlé, se un attentato scuote il mercatino di Natale?
I segni di produzione umana sono carini; ci fanno bene, anche, ma dovremmo anche vederli sempre per quel che sono: di produzione umana, e dunque transitori e limitati.
“I segni premonitori si moltiplicavano”, scrive Thomas Mann sull’Avvento a casa Buddenbrook.
I segni premonitori si moltiplicavano. E così, il piccolo Hanno, una mattina, oltre al calendario dell’Avvento e a un’immagine, appesa alla parete, di Ruprecht il Servo [di S. Nicola], trova dei lustrini luccicanti d’oro sulla coperta e sul tappetino accanto al letto. E poi “ogni anno, e ogni volta a sorpresa” Ruprecht il Servo arrivava e, dopo aver fatto recitare il Padre nostro al ragazzino balbettante, visto che era stato bravo gli lasciava dei dolci; e, come Thomas Mann aggiunge con una strizzatina d’occhi, lasciava pure tutto il sacco, dimenticato nella fretta dal barbiere dei Buddenbrook, che portava una barba incollata.
“I segni premonitori si moltiplicavano”. Thomas Mann attribuisce, a questi segni prenatalizi di fattura umana, a casa Buddenbrook, quasi il carattere cosmico delle nostre parole di Gesù; ma tali segni restano azioni umane, che possono affascinare un bambino, come il piccolo Hanno, ma che negli adulti provocano anche un sogghigno.
È così: sono segni di fattura umana, più o meno intuibili.
Ci sono anche in formato grande: come seduzione e disinformazione da parte di grandi potenti, che manipolano il loro popolo; come manipolazione e modo di guidare i consumatori; come trucchi per accontentare, in qualche modo, gli altri.
È così: sono segni di fattura umana.
Cara Comunità,
abbiamo già fatto molto se distinguiamo e classifichiamo i segni che si riversano in massa su di noi. Abbiamo già guadagnato molto, se riusciamo a guardare dentro segni che appaiono importanti ed enormi, smascherandoli. È questo che, oggi, Gesù ci invita a fare; e il tempo dell’Avvento è, in effetti, il periodo migliore per discernere i segni che si riversano su di noi.
Discernere e classificare, però, possiamo farlo solo se muoviamo dalle cose davvero importanti. E Gesù ci mette davanti agli occhi, oggi, anche questo.
Sopra a tutti i segni c’è lui! Sopra tutti i segni, cioè sopra i segni cosmici, i segni naturali e i segni di fattura umana c’è, in modo evidentissimo, lui!
Perfino sopra il caos cosmico, alla fine dei tempi, c’è lui. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria. Sopra ogni catastrofe cosmica pensabile, c’è Gesù.
E questa singolare autodefinizione di Gesù come “Figlio dell’Uomo” ha un senso profondo. È tratta dal profeta Daniele (7, 13), che, dopo aver visto ogni genere di apparizioni inquietanti e spaventose in terra, alla fine vede apparire in cielo un volto umano. Dopo paura e terrore, dopo la lontananza di Dio, dopo tutte le possibili domande aperte, alla fine appare uno dal volto umano, un Figlio dell’Uomo, che appare come te e me; uno in cui mi ritrovo; uno in cui appaiono la grazia e l’amore di Dio per l’umanità. Perciò è “Figlio dell’Uomo”. Tutto questo aleggia in questo appellativo antico, carico di significato.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nuvola con potenza e grande gloria.
Per l’umanità, una tale situazione sarà, come è logico, paurosa e angosciosa. Ma la Parola di Gesù è chiara:
Quando ci sono ovunque panico e grida, allora guardate in alto e levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina.
Gesù è superiore ad ogni frattura possibile. Questo è il messaggio.
Gesù compare quando tutto va in frantumi: che sia il nostro pianeta o la tua vita; che sia il tuo progetto di vita o la tua salute.
Gesù non vuole seguaci paranoici, che, impauriti e terrorizzati, fissino lo sguardo ai segni celesti. Gesù non vuole pessimisti lamentosi, che fiutino ovunque la fine del mondo.
Gesù vuole seguaci lieti e sicuri e dalla schiena dritta, che guardino in avanti e in alto perché il meglio deve ancora venire.
Alzate lo sguardo e levate il capo perché la vostra liberazione si avvicina.
I cristiani devono essere immuni alla propaganda e alle manipolazioni umane.
I cristiani devono restare sereni di fronte agli eventi cosmici.
I cristiani devono perfino affrontare in modo lucido la propria caducità.”
Anche i processi biologici, che ci sono familiari e di cui siamo sicuri, arrivano alla fine.
Il fico, che mette foglie nuove ogni anno, un giorno non le metterà più.
Il mio corpo, che ogni mattina si alza dal letto, un giorno non si alzerà più.
La mia ragione, che serve a così tante cose, un giorno sarà meno limpida.
Gesù non esclude tutto questo. Dice:
Il cielo e la terra passeranno – e con essi tutto ciò che contengono.
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Il suo messaggiom è superiore a ogni caducità. La sua Parola supera tutti i segni che agiscono su di noi, che siano umani o spiegabili sul piano naturalistico o capaci di generare terrori apocalittici.
I segni sono suono e fumo. La Parola di Dio resta in eterno, perché esprime la verità, che esisteva da prima della nascita del mondo e che continuerà ad esistere ancora molto dopo la fine di questo mondo.
Quando questo mondo collassa, lui è qui. E quando il mio piccolo mondo, che mi sono costruito da me, va in frantumi, lui è qui.
Questo è lo sguardo al futuro che dobbiamo avere.
Questo è ciò che contraddistingue l’Avvento cristiano, più di tutte le candele, i calendari dell’Avvento e i S. Nicola.
Alzate lo sguardo e levate il capo perché la vostra liberazione si avvicina!
Esercitiamo questo orientamento dello sguardo, per non soccombere ai molti e luccicanti segni di questo mondo.
Non lasciamoci determinare dalla monotonia della quotidianità-
Guardiamo a lui!
Via dalle preoccupazioni finanziarie!
Via dall’angoscia della malattia!
Via dalla solitudine!
Via dalle preoccupazioni per la famiglia!
Via da quelli che, ogni giorno, mi vogliono spiegare il mondo.
Via dalla paura della morte!
Alzate lo sguardo e levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina!
La felicità di questo mondo e anche la miseria di questo mondo passeranno. Il Figlio dell’Uomo viene!
Amen.