Dove sta andando il cristianesimo?
Intervento
del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede
in occasione del 75° anniversario
della Chiesa Luterana in Italia
Roma, 25 aprile 2024
Il titolo che mi è stato assegnato per questo intervento sembrerebbe a prima vista sollecitare un altro interrogativo: dove stanno andando i cristianesimi? Non mi riferisco alle diverse confessioni, ma ai modi molto diversi di intendere il Vangelo all’interno delle diverse Chiese. Le polarizzazioni a volte sono molto forti, tra un cristianesimo aperto al dialogo con la cultura, che comprende di non poter esaurire il Vangelo con i nostri schemi, e un cristianesimo che predilige un’identità molto forte intorno ai principi morali non negoziabili che sono gli stessi di sempre. Queste differenze fanno sì che, a volte, un cristiano possa trovarsi più a suo agio nel dialogo con un cristiano di un’altra confessione o anche con un agnostico, perché trova diversi punti di incontro; e che un altro possa sentirsi più a suo agio con gruppi musulmani o pentecostali che difendono fino alla morte alcuni principi della morale sessuale.
Ma la domanda ha un suo preciso obiettivo: dove sta andando il cristianesimo? La risposta teologica più adatta a tale interrogativo sarebbe semplicemente che va verso Cristo, che si spinge sempre di più a Lui. In questo senso Gv 16,13 ricorda che: «Lo Spirito ci guiderà alla verità tutta intera». Come sappiamo, nel vangelo di Giovanni la “verità” non è qualcosa di astratto, ma è Cristo stesso. Perciò, il messaggio giovanneo afferma che è lo Spirito ad introdurci sempre più nella pienezza del mistero di Cristo. Questo è il motivo per cui crediamo che la nostra comprensione della Scrittura cresca progressivamente. E questo accade confrontandosi con ogni epoca. In ogni momento storico, infatti, possiamo rendere un po’ più espliciti alcuni aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo di Cristo. Confrontarsi con il mondo di oggi ci può portare verso una nuova e più profonda comprensione del Vangelo, verso una nuova e più profonda esperienza di Gesù Cristo.
Allora la domanda, rivestendosi di una nuova prospettiva, si trasforma e porta a chiederci: Dove va il mondo?
Gira, gira
È una domanda molto difficile perché il nostro mondo è così complesso che abbiamo bisogno di percepirne gli intrecci. San Tommaso d’Aquino diceva che la moltitudine di creature di questo mondo riflette al meglio l’inesauribile ricchezza del Signore. Pensate alla diversità degli esseri umani che abitano la terra. Non riesco a immaginare come sia la vita per i suoi milioni e milioni di abitanti. Né finiremo di studiare e fare ricerche per conoscere il comportamento di migliaia di insetti, pesci, uccelli e batteri, tutta quella vita variegata che trabocca dalla terra e dal mare. Non diciamo dove sta andando l’umanità perché comprendiamo che siamo inseparabili dagli altri esseri che camminano con noi, che gemono per la pienezza e che il loro destino è anche il nostro. Diciamo piuttosto: dove stiamo andando come pianeta?
Ma, poiché non si può parlare di tutto, restringiamo il nostro campo di osservazione almeno all’ambito della società. A volte pensiamo che, guardando le notizie, sappiamo cosa sta succedendo nel nostro paese e nel mondo. Ma non è così.
In effetti, ognuno di noi potrebbe dire di conoscere perfettamente almeno se stesso? Pensi di sapere pienamente chi sei? Può darsi che ti sei costruito un’immagine di te stesso, a partire da ciò che gli altri ti hanno detto o ti hanno fatto sentire. Ti sei creato una sorta di autoritratto che non riflette davvero tutta la tua realtà. Al punto che forse quando ti vedi in una foto o ti guardi allo specchio, a volte ti chiedi: sono davvero così? Ognuno conosce se stesso così poco, in quel miscuglio di ricordi, paure, ansie e desideri che si porta dentro, in quell’inconscio profondo dove nessun psicologo potrà aiutarti ad entrare completamente. Questo perché molte volte siamo mossi da forze e tendenze interiori che non riconosciamo pienamente o non sappiamo da dove provengono. E se ti è stato detto, con le parole, con le insinuazioni o con i gesti, che sei una persona sgradevole, tu te ne sei convinto e alla fine credi di non essere più una persona degna di essere amata. Non è facile riuscire a guardare il vero sé, il vero io, e farlo maturare. Non si arriva mai a conoscersi pienamente. Sant’Agostino diceva questa verità con parole diverse: «Tu mi conosci Signore, aiutami a vedere chi sono».
Forse pensi di conoscere qualcun altro, pensi di conoscere bene Laura o Martin, ma sai che non è così. Quello che sai è solo l’immagine che ti sei fatto di quella persona, l’idealizzazione di quell’essere umano, anche se sospetti sempre che ci siano molti segreti che non conosci. Quante cose ci saranno che quella persona non ti dice, quanti pensieri passano per la sua testa e quanti sentimenti egli vive, nei quali tu non puoi entrare completamente? Che cosa penserà veramente, che cosa gli sta succedendo? In fondo, non si sa mai chi sia veramente quella persona, né riuscirai a capire completamente chi sia tuo figlio, chi sia il tuo sposo. Come potrai avere una piena conoscenza degli altri, se non conosci le persone più vicine a te e non riesci nemmeno a conoscerti perfettamente. Come fai a sapere dove sta andando l’umanità?
Inoltre, non sappiamo cosa stiano facendo e tramando in questo momento le corporazioni, i politici, le grandi potenze di questo mondo che decidono cose troppo importanti per tutti. Tutto è un enigma, e se voglio essere veramente saggio, la prima cosa è riconoscere che sono un ricercatore inesperto, umile, che ha bisogno che lo Spirito Santo lo guidi con la sua luce in questo groviglio in cui è immersa la vita. Così ci ha insegnato da sempre la saggezza biblica.
Del resto, sappiamo che la maggior parte dei media non cerca la verità, né si preoccupa di mostrare fedelmente ciò che sta accadendo. A loro interessa solo dare notizie che attirino l’attenzione, che disturbino, che oltraggino, che producano vendite secondo gli interessi economici di chi detiene il potere dei media. Poi, tante volte fanno credere che “la gente pensi” qualcosa. Ma chi è la gente? Come fanno a sapere cosa pensa “la gente”? I grandi interessi si impongono oggi non in modo cruento, ma attraverso i media e i social network. A volte sembra che tutti la pensino come il piccolo gruppo in cui mi muovo o come mostrano i media che frequento. Inoltre, per evitare tensioni interne, di solito uno legge solo ciò che gli conviene, solo quello che può confermare ciò che pensa o ciò che desidera.
É molto difficile, quindi, sapere dove sta andando il mondo. Gli analisti, che cercano di scoprire almeno i grandi movimenti delle società, sbagliano quasi sempre, perché non riescono a prevedere come reagirà la libertà umana, non riescono a vedere l’immenso e l’inafferrabile, non riescono a indovinare le diverse combinazioni che si verificano con effetti imprevedibili. Ciò è vero perché tutto è intrecciato; si potrebbero rilevare alcune tendenze, ma poi tutto dipenderà dalla combinazione di vari fattori, che pur sembrando minori, combinati insieme, possono causare l’inimmaginabile.
Il mondo va avanti, ma non sempre in continua evoluzione, bensì con “corsi e ricorsi”. Sembrerebbe naturale pensare che il mondo impari dai propri errori, ma questo non significa contare sulla grande capacità di oblìo che hanno gli esseri umani.
In effetti, la società non ha imparato dalle crisi finanziarie degli ultimi decenni che sembravano aver lasciato un messaggio forte circa la speculazione incontrollata, e ora si scopre che l’intelligenza artificiale rafforza la speculazione in modo inimmaginabile.
Dopo la pandemia era logico andare verso un mondo più integrato, più collaborativo, ma il risultato è stato quello di un grande sviluppo dei social network con un forte effetto di dissoluzione, di disinteresse per l’altro, di individualismo consumistico, di ossessione per il tempo libero e allo stesso tempo di una grande violenza verbale. Le ideologie politiche si stanno indebolendo, ma le guerre stanno ricomparendo, indipendentemente dal fatto che la destra sia da una parte e la sinistra dall’altra. Non si è imparato molto dalle guerre mondiali, dalla bomba atomica, dalla Shoah. Vale a dire, qualcosa avevamo imparato, ma poi, subentrando i “ricorsi”, si va a ritroso, e oggi anche i politici possono dire cose terribili, razziste, violente, con enorme disprezzo per i più deboli, considerazioni che vent’anni fa nessuno avrebbe osato dire in pubblico.
Ma se non sappiamo dove va il mondo, possiamo almeno chiederci cosa vediamo nel mondo di oggi? Ci si potrebbe chiedere: è possibile intravedere alcune mega-tendenze che coinvolgono davvero il mondo o almeno la società occidentale nel suo complesso?
Mega-tendenze
Se guardiamo alle mega-tendenze che sembrano rafforzarsi, assistiamo alla crescita di un forte pragmatismo che in ultima analisi si sviluppa nella sopravvivenza del più adatto. Devo sopravvivere, divertirmi e lasciare che il mondo esploda. Questo individualismo è il grande rischio. L’attrazione per Dio, per le cosiddette esperienze spirituali, non scompare. Sembra che il soffocamento dell’immanenza faccia alzare la testa a un certo punto per cercare qualcos’altro. Ma perché questo diventi fraternità e servizio, c’è ancora molta strada da fare, in quanto non è automatico.
Un altro mega-trend nel mondo di oggi è la penetrazione culturale di una sorta di “decostruzionismo”, in cui la libertà umana mira a costruire tutto da capo. Niente di precedente vale la pena utilizzare, ma abbiamo tutto il potere per ricominciare da zero. Non è solo una negazione della storia, ma è la negazione della realtà stessa e dei suoi limiti. Si fa strada l’idea che la mente umana è divina e può ricostruire tutto come vuole. Sappiamo già dove ci porta un pensiero del genere perché è già successo in passato, ma dimenticare le conseguenze sta diventando sempre più veloce.
Tutto ciò incentiva solo la necessità di consumare senza limiti e condurre una certa vita tranquilla, senza subire alcun disturbo. La mancanza di figli, che porta all’invecchiamento delle popolazioni, insieme all’abbandono degli anziani a una dolorosa solitudine, è un modo sottile per esprimere che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali.
Un altro mega-trend è la perdita di ogni limite nella squalifica verbale delle persone: una forma attuale di violenza forte che è molto presente sui social network. Tra diversi Paesi, ad esempio, si accendono conflitti considerati ormai superati, con il riemergere di nazionalismi esasperati. All’interno di ogni società i meccanismi politici vengono utilizzati per esasperare, esacerbare e polarizzare. In vari modi, agli altri viene negato il diritto di esistere e di esprimere le proprie opinioni, e per farlo ricorrono alla strategia di ridicolizzarli, sospettarli, circondarli. La loro parte di verità, i loro valori, non vengono raccolti, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce all’arroganza del più forte. La politica non è quindi più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, e trova nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace. In questo meschino gioco di squalifiche, il dibattito viene manipolato in uno stato permanente di interrogativi e confronti. Questo passa dalla politica alla vita sociale in generale, dove alla fine ci si tratta come lupi. In questo contesto, come è possibile alzare la testa per riconoscere il prossimo o stare accanto a chi è caduto sulla strada? Un progetto con grandi obiettivi per lo sviluppo di tutta l’umanità, oggi suona come un delirio.
Non va dimenticato che compaiono mega-tendenze positive in questi ultimi anni, ma queste vengono facilmente assorbite dal consumismo individualistico. Ad esempio, un mega-trend positivo è la nuova sensibilità, soprattutto tra i giovani, verso la cura dell’ambiente. Ma ciò diventa facilmente teorico e romantico, perché incontra il consumismo, a cui nessuno vuole rinunciare. In realtà, sono pochissimi quelli che sono in grado di cambiare il proprio stile di vita e rinunciare a qualcosa per curare la casa comune. Al di là di alcuni gruppi con scarso potere, non c’è il rischio che la sensibilità della popolazione ponga limiti alle aziende.
In questo contesto appare all’orizzonte la grande domanda sull’intelligenza artificiale, perché sembra, come mai prima d’ora, che l’essere umano finirà per essere sostituito, e ciò non è solo frutto di immaginazione, ma si tratta di un fenomeno che ha già preso il suo avvio. Il libro dell’Esodo dice che Dio ha dato il suo spirito agli uomini perché avessero «sapienza, intelligenza e scienza in ogni sorta di opere» (Es 35,31). Sviluppare le nostre capacità significa sviluppare i talenti ricevuti dal Signore. Ma il problema è che questa aspirazione porti sottilmente a sentirsi onnipotenti, capaci di sostituirsi al Dio creatore.
Da un lato appare come una democratizzazione dell’accesso alla conoscenza, ma dall’altro può significare mettere un enorme potere nelle mani dei più potenti, con maggiori risorse e influenza. Da un lato, i robot potrebbero svolgere lavori che a volte sembrano schiavizzanti o non umani e, dall’altro, possono finire per ridurre le fonti di lavoro e lasciare molti senza reddito, mentre le aziende riducono i loro costi per la manodopera.
Inoltre, l’intelligenza artificiale cessa facilmente di essere sotto il controllo degli esseri umani e arriva un momento in cui agisce autonomamente, per cui i sistemi sono in grado di elaborare milioni di dati, combinandoli e modificando i loro calcoli. Così come possono dare a un agente di cambio informazioni per un investimento, possono anche provocare un certo intervento che modifica l’orientamento dei mercati. Può prevedere i conflitti, ma anche provocarli, così come grazie alla ripetizione di informazioni false (fake news) sui social network, finisce per rafforzarle e darle per vere con tutte le conseguenze che questo può avere.
Ma la realtà prima o poi si prende la sua rivincita, in quanto l’essere umano non è Dio. Pensando a questo, mi è venuto in mente che negli ultimi 2000 anni, in un momento è apparso Sant’Agostino, in un altro momento è apparso San Francesco d’Assisi, in un altro momento è apparso Lutero. Il terremoto di Lutero è stato uno schiaffo dello Spirito a una Chiesa completamente mondanizzata, che non ascoltava più il Vangelo, ma quanto bene ha significato questo terremoto anche per la Chiesa cattolica.
E questi riformatori non si sono presentati da soli, c’è stata subito una comunità che li ha accompagnati ad andare avanti.
Ultimamente, nella Chiesa cattolica imprevedibilmente è apparso Papa Francesco. Contiamo sull’imprevedibile, che lo Spirito Santo può indirizzare verso qualcosa di nuovo e di diverso. Resta da confidare nell’azione dello Spirito Santo e nella capacità del bene di risorgere da tutte le ceneri, malgrado le resistenze di molti, perché il Risorto sta girando il mondo.
Questo significa solo aspettare passivamente? Possiamo fare qualcosa come credenti di fronte a qualcosa che ci supera in questo modo?
Credo che oggi, abituati a vivere solo nel momento presente, e quindi a vivere per comprare, per consumare, per dipendere dalle novità del mercato, possiamo prendere maggiore consapevolezza che Dio vuole la nostra felicità, che Egli non è il nemico del nostro benessere, ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che questo è effimero e insoddisfacente se non siamo in grado di riconoscere e apprezzare l’altro. Niente di più bello esiste che camminare e vivere con gli altri, trovare profonda soddisfazione nell’aiutare gli altri a vivere meglio.
Non abbiamo la forza per fare questo perché la concupiscenza egoistica esercita costantemente il suo dominio, ed è per tale motivo che abbiamo bisogno di lasciarci prendere da Cristo, di rinnovare ogni giorno l’esperienza della sua amicizia e della sua vita nuova e di lasciarci spronare dallo Spirito Santo. Esiste davvero la sua grazia, e di essa l’essere umano ha continuamente bisogno, ogni giorno.
E poiché siamo bombardati da tanta ideologia individualista, abbiamo bisogno di ascoltare il Vangelo giorno dopo giorno, momento dopo momento, perché il Vangelo non è fornito da nessuna filosofia di questo mondo. Oggi la ragione da sola si sta muovendo solo verso più “diritti individuali”. Malvagità? No. Piuttosto errore e ossessione di un cuore umano sommerso in un ingranaggio perverso. Il mondo con i suoi dinamismi è malato, e ciò su cui riflette porta a più individualismo. In tal modo non troverà una via d’uscita dal labirinto. Per questo il Vangelo è necessario. Ecco come lo esprime Papa Francesco:
«Se la musica del Vangelo cessa di vibrare nei nostri cuori, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità di riconciliazione che trova la sua sorgente nel sapere che siamo sempre perdonati. Se la musica del Vangelo cesserà di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei nostri luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci ha sfidato a lottare per la dignità di ogni uomo e di ogni donna. Altri bevono da altre fonti. Per noi, questa fonte di dignità umana e di fraternità è nel Vangelo di Gesù Cristo» (Lett. enc., Fratelli tutti, n. 277).
Non rinunciamo a questo bene perché siamo chiamati ad essere nel mondo senza essere del mondo. E poi abbiamo l’effetto farfalla, cioè che un piccolo ma reale cambiamento nel nostro modo di vivere, come cooperazione con Cristo per il bene, finisce per diffondersi come le onde nel mare. Se permettiamo alla grazia di spingerci, possiamo alzare la testa per riconoscere l’altro, creare legami di unità, offrire qualcosa per il bene dell’altro, e tutto questo infonde nuova vita in questo vecchio mondo.
Il libro della Genesi ci dice che il peccato e la depravazione delle città di Sodoma e Gomorra erano così grandi che Dio intendeva distruggerle. Ma Abramo suggerì che lì potevano esserci delle brave persone: «Distruggerete dunque i giusti insieme ai colpevoli?» (Gen 18,23). Ma Dio gli promise che se ci fossero stati solo dieci giusti lì, non avrebbe distrutto quelle città (cfr. Gen 18,32). Anche nell’episodio del diluvio, Dio non ha distrutto totalmente l’umanità perché c’era almeno un giusto: Noè (cfr. Gen 7,1). In questo modo, la Bibbia vuole insegnarci che vale la pena essere brave persone, che non è inutile essere fedeli. Anche se mi capita di trovarmi in un luogo circondato da cattive intenzioni e falsità, vale la pena persistere nell’amore, nella giustizia, nella pace interiore, nel bene. Perché di questo il Signore tiene veramente conto e perché ritorna al bene di tutta l’umanità, anche se io non so e non vedo come.
Non potrò farlo senza l’aiuto dello Spirito Santo, ma con la Sua potenza nessuno dei miei sforzi sarà vano, nessuna delle mie sofferenze per essere fedele sarà inutile. Per volontà del Signore, la mia fedeltà servirà a salvare molte persone, a liberare molte persone dalla distruzione. Poiché il bene opera misteriosamente, produce frutti in silenzio. Perciò, come diceva san Paolo: «Non stanchiamoci di fare il bene» (Gal 6,9) e di scegliere una vita diversa, con il cuore di figli redenti. Se lo facciamo insieme, e se insieme troviamo nuovi cammini, strategie o strutture di bene, certamente sarà ancora più bello ed efficace.
Anche se può sembrare che gli immensi poteri di questo mondo, i social network e l’intelligenza artificiale, lascino il Vangelo senza alcuna possibilità di illuminare i cuori, siamo certi che non è così. Come dice l’Apocalisse, c’è il Signore risorto che combatte in questo mondo come Egli sa, facendoci risorgere dalle ceneri, e «continuerà a vincere» (Ap 6,2), insieme a noi: «i chiamati, gli eletti e i fedeli» (Ap 17,14).
Víctor Manuel Fernández